Nelle diverse sedi (e caveau) “blindatissimi” del Credito su Pegno in Italia, (Milano, Roma, Napoli, Palermo, Catania….) in questi giorni sono stati accompagnati i massimi dirigenti di una famosa casa d’asta austriaca che opera in Europa (Dorotheum).
Con il preavviso di qualche giorno è stato, dall’azienda, comunicato ai responsabili delle strutture che tali visite erano di “natura commerciale”. Null’altro.
A fronte dei comprensibili timori dei Lavoratori per una possibile cessione dell’intero settore a una società privata che tutto è tranne una banca, nell’incontro con i vertici aziendali non si è avuta alcuna conferma né smentita. Nulla.
E’ altresì evidente che i colleghi sono molto preoccupati perché l’azienda sul territorio non ha spiegato in nessuna sede, per esempio, quali siano gli “scopi commerciali” nel “cronometrare” un’operazione di pegnorazione allo sportello da parte di una società che, a oggi, è una nostra concorrente nel settore delle aste.
La preoccupazione aumenta ancora di più, se pensiamo che il credito su pegno sia “una miniera d’oro”, non esiste contenzioso. Se il bene non è riscattato (restituzione della somma in prestito), sarà venduto all’asta (recuperando e guadagnando ancora di più sulla somma prestata) e se non è venduto, ha l’obbligo di acquisto il collega perito. Si percepisce perché fa gola a tanti possibili acquirenti italiani e stranieri, non solo banche.
Se questa società austriaca in tutta Italia ha ottenuto il permesso di “visionare” i nostri “gioielli”, guardare da vicino i nostri sistemi di sicurezza, studiare i nostri tempi lavorativi, dovrebbe esserci un protocollo d’intesa (scritto) dove qualcuno si è assunto la responsabilità di fare entrare a casa nostra degli estranei concorrenti, ma ne conosce e condivide bene le loro reali intenzioni.
Dispiace che tutto questo sia fatto mantenendo un assoluto riserbo (che in realtà non fa che aumentare legittimi dubbi, trasformando le paure in quasi dati certi ). In ogni caso l’azienda, ancora una volta, sta trattando il personale come delle “ commodities “ per cui sono anche i lavoratori e non i gioielli che sono messi all’asta … al migliore offerente?
Noi non dimentichiamo che il credito su pegno nasceva nel medioevo con i frati francescani che aiutavano i bisognosi, noi oggi non dimentichiamo che di fatto si pone come l’ultimo baluardo prima che la clientela in grave difficoltà possa cadere nella mani dell’usura. L’azienda pare andare oltre questo, riteniamo che la società austriaca intraveda solo una possibilità di “business”.
Ci piacerebbe essere smentiti, ci piacerebbe essere rassicurati, ci piacerebbe credere che l’azienda consideri il personale come un patrimonio da curare e proteggere e non invero alla pari di un monile d’oro dove a un “tot.” al chilo vendi il lingotto con tutto il perito, perdendo tutti gli anni di esperienza , dedizione, professionalità che in questo settore delicato i colleghi sono riusciti a realizzare in un difficile tessuto sociale.
“Venghino, signori, venghino….”
Milano, 18 novembre 2016
SEGRETERIE DI COORDINAMENTO
GRUPPO UNICREDIT
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – SINFUB – UGL Credito – UILCA – UNISIN
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