Lunedì 6 giugno si è tenuto un incontro nell’ambito del percorso di confronto sulla riorganizzazione del welfare.
È stata l’occasione per esprimere la nostra profonda preoccupazione per il difficile momento che il Gruppo sta vivendo e ancor più per le modalità con cui i rappresentanti degli azionisti nel Consiglio di Amministrazione hanno deciso di gestire la ‘crisi’.
Valutiamo avventato, se non irresponsabile, l’aver sfiduciato l’AD in carica in assenza di una proposta alternativa. In questo modo si è consegnato il Gruppo ad un lungo periodo di instabilità e incertezza che certo non aiuta.
Instabilità e incertezza derivano anche dalle continue rivisitazioni del Piano Strategico 2018: dopo la revisione decisa a novembre 2015, a cui è seguita una pesantissima perdita di valore del titolo, assistiamo alla chiusura anticipata, rispetto ai tempi inizialmente previsti, degli sportelli mentre vengono confermati ulteriori studi di esternalizzazione di attività (es. monetica), ipotesi, quest’ultima, che ci trova assolutamente contrari. Questi continui cambi di strategia danno l’idea della confusione che regna tra i massimi vertici e creano disorientamento, sia tra i colleghi che nella clientela.
Se poi si realizzasse l’ipotesi, ripetutamente ventilata sulla stampa, di vendere alcuni importanti e redditizi asset, a partire da Fineco, verrebbe sancito in modo inequivocabile il fallimento dell’attuale management nel suo complesso.
Auspichiamo che in tempi brevi venga individuata una figura autorevole e competente, che individui a sua volta uno staff di collaboratori altrettanto competente, capace di definire una strategia di rilancio del Gruppo.
Da parte nostra chiediamo che sia garantita qualità alle relazioni sindacali che, a livello di gruppo, hanno consentito, pur non condividendo i contenuti del Piano Strategico 2018, di giungere ad accordi equilibrati e apprezzati dal personale in merito alle ricadute determinate dallo stesso. Nelle singole aziende, ed anche a livello locale per quanto riguarda la banca, è necessario invece che le relazioni sindacali registrino un significativo salto di qualità e diventino più produttive di quanto non lo siano state fin qui.
Nel contempo diciamo fin d’ora che, a prescindere da chi assumerà le redini del gruppo, non accetteremo ulteriori sacrifici a carico dei lavoratori.
Le scelte sbagliate, di cui solo il top management è responsabile, non potranno essere scaricate verso il basso, sulle spalle di coloro che da sempre sostengono l’azienda con lealtà e dedizione, nonostante condizioni di lavoro spesso molto critiche.
Milano, 9 giugno 2016
Segreterie di Gruppo UniCredit
Fabi First/Cisl Fisac/Cgil Sinfub Ugl Credito UilCa Unisin
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