Ecco qui il testo integrale dell’intervento di una delegata, RSA FISAC di UniCredit, il giorno dello sciopero in rappresentanza di tutta la Fisac .
“Sono una delegata della Fisac- CGIL, rappresentante sindacale in Unicredit.
Il mio tarlo sono i giovani, le loro condizioni di lavoro, il loro ingresso nel mondo del lavoro, e più in generale la nuova occupazione.
Credo che le scelte sindacali della nostra categoria degli ultimi anni abbiano dimostrato di essere lungimiranti, rispetto invece alla gestione miope e a breve termine messa in atto dalle parti datoriali. Sto parlando della creazione del fondo di Solidarietà e del Fondo per l’occupazione.
Due istituti voluti da noi e finanziati da noi lavoratori.
In controtendenza con quello che sta avvenendo in altri settori, nelle nostre aziende le lavoratrici e i lavoratori escono per raggiungimento dell’età pensionabile o accompagnati dal Fondo di solidarietà (il nostro ammortizzatore sociale) ed entrano, certo in misura minore rispetto alle uscite , ma entrano, e vengono assunti con contratti a tempo indeterminato o apprendistato molti giovani, rispetto a quanto avveniva in passato, quando le assunzioni erano fatte attraverso contratti di somministrazione o a tempo determinato o stage.
Con questo fondo siamo quasi a 10.000 assunzioni.
La storia, la realtà ci ha dato ragione finora. E perché non dovremmo averne adesso?
Perché i top manager, proprio quelli che ora siedono nei tavoli di ABI, quelli che hanno guadagnato milioni di euro, magari anche con buone uscite da capogiro, ora vengono a chiedere a noi di cancellare i nostri diritti?
Una proposta, quella dell’ABI, inaccettabile, irricevibile, è stato detto.
IO DICO: impresentabile, Come fanno questi padroni, a chiedere a un giovane o a una giovane di rinunciare ad avere un futuro? Perché proprio questo ci stanno chiedendo.
Lo ricordo, fra le varie scelleratezze che ci vorrebbero propinare, c’è l’abolizione degli scatti di anzianità, relegare il calcolo del TFR alle sole voci stipendio e ristrutturazione tabellare. Ciò si tradurrebbe in buste paga più basse, quindi in lavoratori più poveri, di conseguenza in giovani poveri, che saranno anche futuri pensionati poveri. Lo svuotamento dell’area contrattuale poi equivale a dire: fate di noi ciò che volete.
Lavoratori, lavoratrici più poveri ma anche meno tutelati, se, oltre al nostro contratto nazionale, guardiamo anche a ciò che sta succedendo nel nostro Paese.
E’ ormai solo questione di pochi giorni il varo del decreto a tutele crescenti, che di crescente, a livello di tutele, non ha proprio niente. Sapete perché l’hanno chiamato così? Perché crescono gli indennizzi in caso di licenziamento. Traduco: il governo paragona l’indennizzo a una tutela. Siamo davvero al paradosso.
Se a ciò ancora aggiungiamo la possibilità di delegare al secondo livello buona parte dei contenuti del contratto collettivo nazionale siamo rovinati.
Non si possono delegare alla trattativa di livello aziendale diritti fondamentali.
Questi devono essere contenuti in un forte CONTRATTO NAZIONALE
Ha ragione il segretario generale della Fisac CGIL quando afferma che il contratto collettivo nazionale è per i lavoratori come la Costituzione per i cittadini italiani.
Giù le mani dal nostro contratto! Lottiamo tutti insieme per i nostri diritti, conquistati dai nostri padri madri con grandi sacrifici. Se li perdiamo ora, li perderemo per sempre!