La violenza sulle donne è la violazione più diffusa dei diritti umani.
Sia in tempo di pace che in tempo di guerra, le donne subiscono atrocità semplicemente per il fatto di essere donne. A milioni vengono picchiate, aggredite, stuprate, mutilate, assassinate, in qualche modo private del diritto all’esistenza.
E’ una violenza che non conosce confini, distinzioni sociali, limiti di età, differenze culturali e razziali.
Anche in Italia i dati ci lasciano senza parole per l’orrore di cui sono rappresentativi: 120 donne uccise nel 2012 in nome di un amore malato e criminale, 78 nei primi 10 mesi del 2013.
Secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità una donna su cinque nel mondo è stata vittima di abusi fisici o sessuali nel corso della sua vita; il 33,9% delle donne che ha subito violenza è stata vittima del proprio compagno; il 24% di un conoscente o di un estraneo; la violenza domestica è la seconda causa di morte per le donne in gravidanza.
Secondo una rilevazione del Telefono Rosa , l’autore è un uomo tra il 35 e i 54 anni (61%), impiegato (21%), istruito (il 46% ha la licenza media superiore e il 19% la laurea). Non fa uso particolare di alcol o di droghe (63%). Insomma, un uomo “normale”. Così come normale è la vittima: una donna di età compresa fra 35 e 54 anni, con la licenza media superiore (53%) o la laurea (22%); impiegata (20%) o disoccupata (19%) o casalinga (16%), con figli (82%).
La maggior parte delle violenze continuano ad avvenire in casa, all’interno di una relazione sentimentale (84%), in una famiglia “normale”. Famiglie “normali”, uomini “normali” e non “mostri” come siamo portati a pensare, con un senso di sollevata estraneità, quando si parla di questo fenomeno o quando leggiamo agghiaccianti fatti di cronaca.
I dati dimostrano che la violenza sulle donne è una violenza presente nella nostra realtà ma sottaciuta, nascosta, che probabilmente incrociamo in maniera inconsapevole nei nostri contatti quotidiani. Non è un fatto privato, riguarda tutti noi e soprattutto non riguarda soltanto le donne che ne sono vittime e anche gli uomini e la loro concezione del rapporto con le donne.
La maggior parte delle donne che subisce violenza o maltrattamenti, non denuncia, molto spesso per paura, per vergogna, per senso di colpa, per dipendenza psicologica, per mancata conoscenza degli strumenti da attivare per chiedere aiuto, oppure perché non considera che questo un reato.
Vogliamo rivolgerci proprio a loro, a tutte quelle donne che rimangono in silenzio, a quelle che nascondono le ferite del corpo, per esortarle a chiedere aiuto e a denunciare.
Quando l’uomo imbocca la strada dell’aggressività e della violenza per fare valere quello che ritiene un suo diritto e cioè il “dominio sulla donna”, non cambierà, continuerà a fare violenza e purtroppo potra’ anche arrivare ad uccidere.
Le cause che scatenano la violenza sulle donne sono molto complesse: per agire su queste, accanto alle norme repressive recentemente e opportunamente introdotte, va rafforzata quella rete di soggetti istituzionali e non che per proprie competenze possa essere di sostegno alle vittime. E’ inoltre necessaria un’opera di sensibilizzazione costante da cui il mondo del lavoro e le Aziende non possono rimanerne estranei.
Già l’anno scorso, come componenti delle Commissioni Pari Opportunità di Unicredit abbiamo fatto pubblicare una messaggio sul Portale per richiamare l’attenzione di tutti i colleghi su questo problema, vogliamo continuare a farlo perché parlarne serve, aiuta a prendere consapevolezza, fa sentire le donne meno sole di fronte a questo dramma e può darsi che alcune di loro trovino il coraggio di uscire dal tunnel.
Parliamone insieme, uomini e donne, togliamo la coltre opaca del silenzio a questo dramma schierandoci tutti CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Componenti sindacali delle C.P.O. di Unicredit
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