Chi ha buona memoria, e a noi lavoratrici e lavoratori di UBI non difetta, ricorda come nel luglio 2005 con la prima di una serie di circolari, l’Azienda diede inizio alla campagna “Certezza legale – controllo garanzie pignoratizie in ottica Basilea II.”
Vale la pena di ricordare che il sindacato (comunicato dell’ Agosto 2005) stigmatizzò:
• i tempi ristrettissimi concessi per portare a termine l’attività di controllo;
• il concetto di responsabilità personale del gestore;
• il giudizio di severità e rigore che sarebbe stato applicato in caso d’inadempienza.
A distanza di un anno riapriamo quel capitolo poiché, qualcosa durante quest’anno non ha funzionato dato che la Rete, già in sofferenza, è ora chiamata con modalità pressanti alla sistemazione di quanto sembrerebbe essere ancora il sospeso (per i pegni in particolare la percentuale di criticità è del 70%, secondo fonti aziendali).
Colleghe e colleghi, gestori e assistenti denunciano una situazione di grave disagio che va oltre i livelli ai quali, ahinoi, sono abituati; tale denuncia non può e non deve essere catalogata come il frutto di un malumore ingiustificato.
Conosciamo tutti i termini della questione, ma vale la pena riassumerli brevemente: la certezza legale e quindi la “tenuta” delle garanzie in caso di opposizione, determina secondo la normativa di Basilea II, la quota di capitale di vigilanza che la banca deve obbligatoriamente accantonare a fronte del rischio operativo; per dirla in breve: garanzie “valide” permettono di ridurre il capitale di vigilanza da immobilizzare (Credit Risk Mitigation) e influiscono positivamente sul calcolo del Total Capital Ratio.
Da un anno a questa parte è stata predisposta una serie di previsioni organizzative, di controlli da eseguire, di attività da predisporre e attuare che, con tutta evidenza, non è stata sufficiente ad evitare che, all’alba dei primi di giugno, con tempi strettissimi, colleghi e colleghe debbano porre mano, con straordinaria urgenza, alle sistemazioni di cui sopra.
Un anno è un tempo sufficientemente lungo per porre in essere quei controlli che avrebbero permesso di “raddrizzare la barra” prima di rischiare il naufragio; l’analisi, tanto del sindacato quanto dei colleghi e colleghe coinvolti, sul grave ritardo è questa:
gli organici da un punto di vista numerico e qualitativo si sono assottigliati; di contro le attività svolte dalle Filiali sono aumentate e, quale conseguenza del dissanguamento dell’organico di Unicredit Banca, molta dell’attività cross viene ora svolta dai colleghi di UBI;
i nuovi assunti/e non vengono formati con la gradualità e continuità necessarie ad imparare per diventare autonomi e nelle Filiali non è umanamente possibile procedere ad alcun tipo di affiancamento efficace;
i gestori “devono” svolgere una incalzante attività commerciale;
gli assistenti (molti dei quali seguono più di un gestore) navigano a vista tra le richieste della clientela, i problemi di ordinaria amministrazione, gli inviti a sistemare pegni e garanzie, ma anche a svolgere l’attività formativa on line (in fondo che ci vuole?……) e ad esaurire i periodi di ferie in arretrato…
Il supporto di consulenza e assistenza alle Filiali, seppur valido dal punto di vista qualitativo, è da sempre insufficiente rispetto alle necessità e alle tempistiche richieste dalla Rete.
Pare che l’Azienda non abbia presente questa situazione se è vero che non solo le Direzioni Regionali e la Direzione Generale premono sulla Rete perché le sistemazioni in sospeso siano completate in tempi strettissimi, ma alcune filiali sono state ulteriormente impoverite ( in periodo di ferie estive!!) di assistenti, inviati a Perugia ad aiutare i colleghi di UPA, sempre sul fronte della certezza legale delle garanzie.
E’ ora che l’Azienda prenda velocemente atto della situazione perché, solo la risoluzione dei problemi fondamentali accennati sopra, permetterà il reale riavvicinamento a lavoratori e lavoratrici. L’obbiettivo non è di secondaria importanza rispetto ai risultati di eccellenza raggiunti, anche di recente, da UBI, altrimenti la situazione di disagio e il clima aziendale sono destinati a peggiorare ulteriormente con conseguenze che al momento non sono prevedibili.
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