Nella giornate del 13, 14 e 17 gennaio abbiamo avuto, con la Direzione, un incontro su un non meglio specificato “evento” sul quale si rincorrevano da giorni le voci più strane.
La Direzione ha chiarito che si tratta di una “attività formativa”, pensata con lo scopo di coinvolgere una parte di colleghi nella definizione delle linee guida per i prossimi anni. Si tratta di circa 200 lavoratori (i responsabili di struttura, alcuni formatori, alcuni lavoratori addetti alle attività da trasferire in Romania ). L’iniziativa dovrebbe tenersi a Bucarest nelle giornate tra il 10 e il 13 febbraio (il 12 e il 13 sono rispettivamente Sabato e Domenica).
Abbiamo fortemente criticato questa iniziativa, perchè inserita in una situazione di assoluta incertezza, di confusione e di mancanza di garanzie occupazionali; perché (come troppo spesso accade) non comunicata preventivamente al Sindacato; perché inutilmente dispendiosa; perchè gravosa per colleghi che saranno comunque impegnati anche in giorni non lavorativi e soprattutto perché, a trattativa sindacale inter/rotta, dà per definitivamente acquisita una delocalizzazione in Romania sulla quale il Sindacato ha da sempre espresso forte contarietà ed ha richiesto con forza significative garanzie occupazionali.
Questa nostra posizione ha prodotto un utile confronto su alcuni punti essenziali.
Primo: si parla tanto di “reciprocità”, ma al momento, nessuno è in grado di dire che lavoro arriverà davvero in UPA Italia o UPA Romania dalle Banche delle New Europe. Dal momento che, in quasi tutte le banche della New Europe (tranne che, per qualche aspetto, la Pekao) il lavoro di back office viene svolto direttamente sul front office, è assai probabile che dalla New Europe non possa arrivare quasi niente ancora per un lungo periodo. Il che, in altri termini, significa che l’unica fonte di alimentazione per UPA Romania rischia di essere (accanto alla modesta realtà di Unicredit Romania) solo UPA Italia, con conseguenze occupazionali piuttosto evidenti.
Secondo: non è dato, al momento, neppure sapere che lavoro arriverà in UPA dalla Rete. In UPA, si lavora a pieno regime sulle attività che devono uscire (bonifici e spunta banche), ma, per quelle che devono entrare, sono genericamente attivi non meglio specificati “cantieri” sui cui grava una coltre di silenzio.
La Direzione ha però fatto, a questo proposito, una affermazione importante: nessuna attività uscirà da UPA fino a che non verranno definite le attività in entrata.
La Direzione ha inoltre affermato che l’iniziativa della “attività formativa” tenuta a Bucarest voleva essere del tutto estranea alla trattativa sindacale, non aveva intenzione di condizionarla ed era destinata ad affrontare questioni diverse dalla ricollocazione delle lavorazioni. L’individuazione di Bucarest come sede sarebbe stata dettata dalla semplice volontà di cominciare a costruire un rapporto, anche fisico, con la nuova realtà e dal fatto che UPA Bucarest è comunque destinata ad assorbire il lavoro di back office di Unicredit Romania.
La posizione sindacale è stata molto ferma ed esplicita. A nostro avviso, anzichè fornire garanzie reali sul piano degli interessi materiali dei lavoratori, la Direzione ricorre a strumenti di marketing interno (sui quali ha dimostrato di non avere rivali), fa appello a sentimenti di identità e di appartenenza, tenta di spostare tutto sul registro della emotività.
Continuiamo a ritenere questa iniziativa comunque sbagliata ed inopportuna per il suo significato generale, la sua collocazione geografica e la tempistica scelta ed abbiamo dunque chiesto che venga quanto meno rinviata al momento in cui la trattativa sindacale sarà conclusa, evitando inquinamenti e condizionamenti.
(P.S.: abbiamo “virgolettato” le parole “attività formativa” perché, per noi, la formazione è quella definita dal Contratto Nazionale).
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