La Holding ha recentemente emanato una serie di disposizioni, rivolte a tutto il Gruppo e finalizzate, di fatto, a ridurre le agibilità sindacali (cioè il complesso dei diritti e dei doveri che governano l’attività sindacale): su di esse le Organizzazioni sindacali nazionali hanno chiesto all’Azienda l’avvio di una procedura di confronto.
Anche in questa circostanza la direzione di UPA, con un atteggiamento da “primo della classe” che sarebbe più utile riservasse ad altri campi, ha interpretato in modo pesantemente ed ulteriormente restrittivo queste disposizioni.
Abbiamo dunque assistito, in UPA, ad esplicite minacce di lettere individuali di contestazione e all’avanzare di alcune assurde pretese, il cui unico scopo non sembra tanto quello di “regolare” l’attività sindacale, ma piuttosto quello di impedirla tout-court.
Ricordiamo che le disposizioni cui fa riferimento la Holding hanno mostrato, nel corso del tempo, tutte le loro rughe tanto che, nella pratica quotidiana, sono state via via adeguate alla mutata realtà: pensiamo alla nascita del Gruppo Unicredito e alla segmentazione delle 3 Banche o, per rimanere più aderenti alle ultime vicende di UPA, al passaggio da semplice Centro Servizi, presente con alcune centinaia di colleghi nella sola Milano, ad una nuova Società autonoma, disseminata su 8 Poli in 9 città e forte di oltre 2.000 dipendenti.
Tutto ciò ha moltiplicato e non diminuito l’impegno sindacale ad essere presenti, a vigilare sulle trasformazioni, a tutelare i colleghi, ad avanzare critiche, a suggerire proposte (dalla formazione al sistema premiante, dalla riorganizzazione interna al Contratto Integrativo…).
Colpisce molto (e molto negativamente) che la Direzione di UPA non voglia, di tutto ciò, tenere conto.
Abbiamo informato del problema le Segreterie Nazionali, con l’auspicio che si possa, in tempi ragionevoli, sottoscrivere nuovi accordi che mettano in grado le Organizzazioni Sindacali di esercitare, in UPA come in tutte le altre Società del Gruppo e nel rispetto dei doveri, i loro fondamentali diritti.
Sappiamo benissimo, come sanno i lavoratori e sa l’Azienda, che non possono esistere scorciatoie sul modo di affrontare al meglio le prossime, impegnative scadenze che aspettano UPA: la messa a regime della specializzazione; la risposta adeguata da fornire al probabile inserimento di nuovi colleghi di provenienza ING (dei quali da qualche tempo si parla); il reperimento di nuove, autonome occasioni di lavoro che non releghino UPA al semplice (per quanto prezioso) ruolo di contenitore degli “esuberi” del Gruppo; la chiarezza sulla futura rotta della Società che, accantonato ogni progetto di presenza sul mercato, sembra sempre più accartocciata su una ipotesi di consolidamento qualitativo; l’ormai vicino rinnovo del Contratto Integrativo.
In un quadro generale nel quale il “risiko” bancario delle aggregazioni, degli accorpamenti e degli scorpori è ben lontano dall’essere definito, sarebbe opportuno, da parte di un’Azienda come UPA che ama cucirsi addosso un’immagine etica e sociale, evitare di aggiungere inutili motivi di contrasto e di incertezza ai molti, abbondanti, già in essere.
Riteniamo che, così facendo, UPA intenda colpire, attraverso le Organizzazioni Sindacali, il sacrosanto diritto, che tutti i lavoratori hanno, di esercitare i propri diritti.
Definiremo dunque insieme le eventuali iniziative e le modalità di informazione che, al permanere di questi atteggiamenti, dovessero rendersi necessarie.
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