INTERVENTO DELLE OO. SS. ALL’ASSEMBLEA DEL 7 MAGGIO

Genova, 7 maggio 1999

Sig. Presidente
Sig. Amministratore delegato
Sigg. Consiglieri
Sigg. Azionisti

Sono un dipendente azionista ed intervengo a nome delle Organizzazioni Sindacali Aziendali Fabi-Fiba Cisl- Fisac Cgil-Uilca Uib.
L’abituale intervento delle suddette Organizzazioni Sindacali nell’assemblea societaria avviene questo anno in un contesto particolarmente importante, oseremmo dire storico per il nostro Istituto.
Siamo chiamati ad esprimerci in Assemblea Straordinaria sulla proposta di aumento di capitale funzionale all’Offerta Pubblica di Scambio per l’integrazione del Gruppo Unicredito Italiano con la Banca Commerciale Italiana.
Diciamo subito che l’operazione, per com’è stata presentata, soprattutto nella seconda versione, lascia parecchi dubbi e suscita in noi forti preoccupazioni che ci auguriamo siano fugate in quest’assise dall’Amministratore Delegato.
Il nostro Istituto, ne siamo consapevoli, ha l’esigenza di raggiungere una dimensione ed una capacità reddituale, tali da potere competere con i principali concorrenti europei.
L’accelerazione dei processi di integrazione nel sistema bancario in Italia, la creazione anche a livello europeo di supercolossi finanziari nati da rilevanti processi di concentrazione e la crescente attenzione da parte di grandi gruppi stranieri verso il nostro mercato rischiano di mantenere Unicredito Italiano in una posizione di inferiorità e di non assoluta tranquillità.
L’attuale dimensionamento del nostro Gruppo, per i motivi sopraindicati, non ci garantisce del tutto dal diventare preda di grossi concorrenti stranieri.
Le Organizzazioni Sindacali aziendali prendendo atto dei processi di trasformazione del settore e dell’inevitabilità dei processi di concentrazione, che peraltro non riguardano solamente il nostro Gruppo, negli ultimi anni hanno partecipato attivamente e responsabilmente alla privatizzazione del Credito Italiano, all’acquisizione del Rolo e alla recente creazione di Unicredito.
Siamo stati particolarmente attenti ai costi sociali di queste operazioni, alle ricadute sui nostri colleghi, adempiendo al primo dovere di un sindacato aziendale unito, forte e responsabile.
La privatizzazione e l’integrazione con il Rolo Banca, anche per il ruolo svolto dal Sindacato, non hanno comportato effetti traumatici per i lavoratori; ci auguriamo che la stessa cosa possa avvenire per il processo di integrazione in Unicredito.
L’operazione Comit, di cui discutiamo oggi, pur presentandosi bene sul piano economico in termini di crescita dimensionale e di incremento reddituale, ci preoccupa sul piano dei costi sociali.
L’esistenza di grandi unità operative centrali, come Direzioni Generali, Sistemi Informativi e grosse Sedi, la sovrapposizione di 1036 sportelli, la copresenza in 239 comuni sono elementi che richiedono attenzione particolare da parte di tutti i soggetti interessati; così come ci risulta poco chiaro il piano di assorbimento dei 3700 esuberi denunciati, la cui esistenza, peraltro, non discende da un piano industriale sufficientemente dettagliato.
Ma sono soprattutto le modalità della nuova offerta alla Banca Commerciale Italiana che destano le più rilevanti preoccupazioni.
La nuova proposta, al di là della scomparsa del marchio Credit, prevede di fatto lo scioglimento del Credito Italiano in Comit e ci sembra più rispondere alla preoccupazione di rassicurare azionisti, vertici e tecnostruttura della Banca Commerciale Italiana piuttosto che ad esigenze di tipo economico o produttivo.
C’è un altro aspetto che vogliamo sottolineare.
Abbiamo sempre espresso e ribadiamo in questa sede il nostro assenso al modello di Gruppo “federale”.
Riteniamo tale modello estremamente valido in quanto, oltre a garantire la specificità di ogni banca e ad assicurare crescita dimensionale e redditività, consente di attenuare l’impatto delle integrazioni in termini di costo sociale, in particolare salvaguardando i livelli occupazionali e valorizzando le professionalità.
Ci sembra che la creazione di una banca nazionale alteri l’equilibrio dell’assetto federale, modificandone talune caratteristiche positive.
Temiamo, infatti, che la nuova articolazione possa accrescere i costi sociali dell’operazione, soprattutto a discapito dei lavoratori di Unicredito Italiano ed in particolare dei colleghi dell’ex Credit, siano essi impiegati, quadri direttivi o dirigenti.
Una compagine di uomini e donne, a cui in questi anni si è chiesto uno sforzo enorme in termini di impegno e che ha contribuito in maniera determinante, al di là degli stessi obiettivi prefissati, al raggiungimento degli eccezionali risultati, che oggi pomeriggio andremo a sancire con l’approvazione del bilancio 1998.
Confidiamo che in questa assemblea gli Amministratori dell’Istituto forniscano esaurienti risposte e garanzie sufficienti a fugare le nostre perplessità e preoccupazioni.
Riteniamo però che i grandi processi di cambiamento che investono e investiranno il nostro Gruppo, non possano prescindere da un confronto più approfondito e qualitativamente elevato con le Organizzazioni Sindacali Aziendali.
Grazie.

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