Fisac Cgil in Unicredito
Lettera aperta all’Amministratore Delegato di Unicredit - HVB, Dott. Alessandro Profumo

Abbiamo pensato di utilizzare uno strumento, forse un po’ inusuale, per ribadire le ragioni per le quali siamo fortemente ostili alla vendita di Banca Depositaria, anche se, certamente, Lei non ignora i motivi della nostra ferma contrarietà a questa operazione.

Le abbiamo infatti esplicitate in occasione dell’incontro con Lei a fine luglio, le abbiamo ribadite verbalmente e nei nostri comunicati, le abbiamo dimostrate con lo sciopero del 28 ottobre.

Vogliamo però ricordarle qui.

Ci sono ragioni di ordine tipicamente sindacale, prima tra tutte la preoccupazione che, per i 400 lavoratori espulsi dal Gruppo, vengano messe in discussione tutele occupazionali e normative che sono frutto, allo stesso tempo, di concertazione e di confronto anche duro.

Ma ci sono anche ragioni di ordine diverso.

C’è la contrarietà rispetto ad una scelta che rinuncia al presidio dell’attività di Securities Services, disconoscendola professionalità dell’insieme degli addetti e di parte importante del management di questo settore e che comporta, così, la perdita di tali conoscenze e competenze in modo irreparabile.
C’è sconcerto di fronte alla decisione di dichiarare non più “core business” un’attività, sulla base di valutazioni mai esplicitate in termini convincenti. Si costruisce, in questo modo, una matrice replicabile comunque ed ovunque e si moltiplicano e si legittimano timori verso future, analoghe iniziative che potrebbero riguardare indistintamente chiunque.
Chi si sentirà, domani, di dissipare la preoccupazione che altrettanto avvenga per una delle banche “specializzate” o per un gruppo di sportelli in un territorio “poco interessante” o per UPA o per USI ?
Colpisce il fatto che Lei intenda procedere comunque, ma colpisce anche di più, da parte Sua, il reiterare l’affermazione, in ogni occasione, che tale dismissione si farà, quasi che questa fosse una “architrave” della operazione Unicredit/HVB.

Siamo quelle stesse Organizzazioni Sindacali che in questi anni, a livello di settore e nelle singole Aziende e Gruppi bancari, hanno accompagnato, con grande senso di responsabilità, profondi processi di riorganizzazione, con accordi che hanno consentito al tempo stesso, il recupero di competitività per le imprese e la salvaguardia dei diritti di lavoratrici e lavoratori
Siamo quelle stesse Organizzazioni Sindacali che in questo Gruppo hanno sottoscritto importanti accordi,accompagnandone la nascita ed il rafforzamento, anche quando farlo ha comportato difficoltà e sacrifici: dalla creazione di UPA e USI, alla grande fusione di 7 banche in Unicredito, dalla creazione delle 3 nuove banche, al Piano Industriale del 2004. Processi di cambiamento e di rafforzamento che hanno richiesto un forte coinvolgimento ed impegno per le lavoratrici ed i lavoratori e che hanno consentito a questo Gruppo di raggiungere quei risultati oggi da tutti riconosciuti.
Ma perché queste Organizzazioni Sindacali hanno potuto accompagnare processi così pesanti di cambiamento con Accordi che hanno sempre ottenuto il massimo consenso tra le lavoratrici ed i lavoratori?
Perché tutti quei cambiamenti avevano una unica matrice: riorganizzare il gruppo per migliorarlo e renderlo più solido, con una costante forte attenzione alle ricadute per il personale. Ma anche perché tutti quei processi restavano, comunque, all’interno del “perimetro del Gruppo”. Quello stesso perimetro che oggi, per la prima volta, con la vendita di Banca Depositaria, si romperà.

Per questo noi rifiutiamo di considerare la vendita di Banca Depositaria come figlia di S3.
Le separa un abisso.
L’accordo che accompagnò la nascita di S3 aveva, tra le sue numerose finalità, anche quella di evitare che un solo lavoratore venisse espulso dal Gruppo.
La vendita di 2S Banca è invece l’esito di un processo esplicitamente e fortemente osteggiato dalle lavoratrici, dai lavoratori e dalle Organizzazioni Sindacali ed ha, tra le sue finalità, anche quella esplicita dell’espulsione dal gruppo di circa 400 lavoratori.
Questo comporta, tra l’altro, il pericoloso impoverimento di una delle Società più importanti del gruppo, UPA, la cui centralità tante volte affermata a parole, viene così clamorosamente smentita nei fatti.

E poi c’è la delusione, profonda e radicata in ampi settori di lavoratrici e lavoratori, per la sorte del senso di appartenenza e della stessa responsabilità sociale dell’impresa che sembrano vivere più come argomento di dotti convegni ed intriganti disquisizioni, che come pratica quotidiana di percorsi condivisi.
C’è la perdita di un orizzonte comune nel quale i lavoratori si sono, negli anni, riconosciuti e c’è l’irritazione di fronte alla gerarchizzazione posta tra gli stake-holders, dal momento che appare con ogni evidenza che i portatori dello specifico interesse rappresentato dal lavoro dipendente contano infinitamente meno dei portatori degli specifici interessi rappresentati dagli azionisti.
Certo le “leggi del mercato” , il “garantire redditività agli azionisti”, l’accantonare ciò che non è “core business”, sono obiettivi importanti, ma noi avevamo capito che essere socialmente responsabili significasse anche mettere su un piano di pari dignità i diversi “portatori di interesse”: probabilmente avevamo capito male!

E infine c’è il dubbio che si vogliano depotenziare ed immiserire le relazioni sindacali, declassandole da convinta ricerca di soluzioni condivise a tardiva richiesta di confonto su scelte ormai già compiute.

Solo i fatti potranno eventualmente dimostrare il contrario.

Per tutte queste ragioni, per il forte clima al tempo stesso di tensione e di delusione, di conflittualità e di incertezza, che il progetto di vendita di 2S Banca sta creando per tutte le lavoratrici ed i lavoratori del Gruppo, noi, vorremmo che una nuova riflessione comportasse una scelta diversa, affinché Banca Depositaria, quando nascerà, possa essere parte integrante ed importante del Gruppo Unicredito/HVB.

Nell’augurarLe buon lavoro, cogliamo l’occasione per porgerLe i nostri più distinti saluti.

DIRCREDITO FALCRI FIBA/CISL FISAC/CGIL UIL C.A.


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