Per Salario, nel dizionario italiano, si intende “la retribuzione del lavoratore subordinato”. Senza scomodare Marx e la teoria secondo la quale il salario è il prezzo della forza lavoro (e quindi il lavoro ha un valore), possiamo comunque dire che comunemente il salario rappresenta la retribuzione del fattore della produzione lavoro. Ovvero il costo della nostra opera quotidiana che serve a garantire la produzione di un bene, che per noi bancari si traduce in assistenza alla clientela, professionalità, competenze acquisite, collocamento prodotti, gestione risorse, gestione economica, gestione normativa, mol etc.. Insomma, ciò che quotidianamente produciamo ha un valore che viene remunerato con il salario.
Ed il valore economico del salario deriva dalla contrattazione collettiva nazionale. Vi è l’intero capitolo VI del nostro Contratto Collettivo Nazionale che disciplina la parte economica e garantisce che ci sia una equa retribuzione rispetto alla prestazione lavorativa.
Le nostre tabelle inquadramentali, il nostro stipendio lordo a fine mese sono conquiste sindacali. Contrattazioni con una lunga storia alle spalle fatta anche di scioperi, ed a volte di rinunce per poter garantire comunque una crescita.
Il Salario è quindi molto di più rispetto ad un semplice scambio economico. Rappresenta il valore del nostro lavoro quotidiano, rappresenta la dignità che abbiamo nello svolgere la nostra professione. Per questo non possiamo mai accettare che venga individuato come una forma di elargizione. La frase “L’Azienda ti paga lo stipendio” che ogni tanto sentiamo girare come forma di pressione, è una frase incompleta che dovrebbe così terminare: “perché sono un/una professionista che in cambio di quello stipendio contribuisce con il proprio lavoro alla costruzione del bene prodotto”.
Il salario è un diritto non una liberalità.
Segreteria Fisac CGIL Unicredit